“Lo Zen e il tiro con l’arco” di Eugen Herrigel

«La vera arte» esclamò allora il Maestro «è senza scopo, senza intenzione! Quanto più lei si ostinerà a voler imparare a far partire la freccia per colpire sicuramente il bersaglio, tanto meno le riuscirà l’una cosa, tanto più si allontanerà l’altra. Le è d’ostacolo una volontà troppo volitiva. Lei pensa che ciò che non fa non avvenga»

Libricino piccolo quanto illuminante, utilissimo per comprendere l’attitudine senza sforzo necessaria per la pratica di meditazione. Un professore tedesco di filosofia, Eugen Herrigel, vuole essere introdotto allo Zen e gli viene consigliato di imparare una delle arti in cui lo Zen da secoli si applica: il tiro con l'arco. Comincia così un emozionante tirocinio, nel corso del quale Herrigel si troverà felicemente costretto a capovolgere le sue idee, e soprattutto il suo modo di vivere. All'inizio con grande pena e sconcerto. Dovrà infatti riconoscere prima di tutto che i suoi gesti sono sbagliati, poi che sono sbagliate le sue intenzioni, infine che proprio le cose su cui fa affidamento sono i più grandi ostacoli: la volontà, la chiara distinzione fra mezzo e fine, il desiderio di riuscire. Ma il tocco sapiente del Maestro aiuterà Herrigel a scrollarsi tutto di dosso, a restare "vuoto" per accogliere, quasi senza accorgersene il vero bersaglio della freccia: se stesso.

Vi è nel testo un importante tematica che riguarda l’arte dell’abbandono. Una sottile linea di confine tra il lasciare che la natura delle cose si manifesti ed agisca così com’è e la nostra personale intenzionalità al fine di agire in perfetta simbiosi con gli obbiettivi da raggiungere. Il testo risveglia la sensazione che tutto non si muova in linea retta e che molto spesso siano proprio i nostri sforzi e la nostra ostinazione a farci mancare il bersaglio desiderato.

Il tiro con l’arco non mira in nessun caso a conseguire qualcosa d’esterno, con arco e freccia, ma d’interno e con se stesso. Arco e freccia sono per così dire solo un pretesto per qualcosa che potrebbe accadere anche senza di essi, solo la via verso una meta, non la meta stessa, solo supporti per il salto ultimo e decisivo.

Indietro
Indietro

“Il miracolo della presenza mentale” di Thich Nhat Hanh

Avanti
Avanti

“Il tempo della meditazione Vipassana è arrivato” di Sayagyi U Ba Khin