“I Am That” di Nisargadatta Maharaj 

Il libro I Am That di Nisargadatta Maharaj è un viaggio spirituale che affonda le sue radici nella millenaria tradizione dell’Advaita Vedanta, uno dei pilastri del pensiero indiano. Questo testo è un faro per chiunque cerchi di esplorare la natura del Sé e della realtà ultima. Attraverso una raccolta di dialoghi tra il maestro e i suoi discepoli, I Am That sfida il lettore a superare le illusioni dell’ego e a scoprire il nucleo dell’esistenza.

La vita di Nisargadatta Maharaj

Nisargadatta Maharaj, nato come Maruti Shivrampant Kambli in un’umile famiglia di Bombay nel 1897, non proveniva da un ambiente tradizionalmente spirituale. Era un tabaccaio e conduceva una vita semplice, ma l’incontro con il suo guru, Sri Siddharameshwar Maharaj, lo condusse verso una radicale trasformazione interiore. Pur mantenendo il suo lavoro quotidiano, iniziò a interrogarsi profondamente sulla natura del sé e, seguendo gli insegnamenti del suo maestro, raggiunse uno stato di realizzazione spirituale. Ciò che rende unica la figura di Nisargadatta è proprio la sua semplicità. Non era un erudito, né un asceta ritirato dal mondo. Era un uomo comune che incarnava una saggezza straordinaria.

L’Advaita Vedanta: L’essenza non-dualistica

L’appartenenza di Nisargadatta Maharaj alla tradizione dell’Advaita Vedanta si riflette chiaramente nei suoi insegnamenti. L’Advaita (che significa “non-dualismo”) sostiene che non esiste separazione tra l’individuo e il Divino, che ogni essere è un’espressione dell’Assoluto. Questo concetto centrale pervade I Am That, dove Maharaj guida i suoi interlocutori verso la consapevolezza che l’identificazione con il corpo e la mente è illusoria.

“Tu sei già ciò che cerchi”

afferma Maharaj, ribadendo che la vera natura di ogni individuo è il Sé supremo, immutabile e infinito.

Le parole di Maharaj sono dirette e, spesso, spiazzanti nella loro semplicità. Egli invita il lettore a superare il concetto di “io” come entità separata.

“Tutto accade, ma nulla accade a te”

In questo modo, Maharaj smantella le nostre convinzioni radicate sul controllo e sull’identità personale, portandoci a una comprensione più profonda della vita come flusso ininterrotto di esperienze che non toccano la nostra vera essenza.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la sua accessibilità. Nonostante tratti temi di altissima profondità filosofica, I Am That non si perde in astrazioni accademiche. Al contrario, ogni dialogo è ancorato alla realtà pratica della vita quotidiana, offrendo risposte a problemi concreti con una chiarezza disarmante.

“Il desiderio e la paura sono i poli tra cui oscilla la mente”

osserva Maharaj, indicando come le emozioni umane siano alla base delle illusioni che ci tengono prigionieri.

L’Invito a una trasformazione interiore

La lettura di I Am That non è semplicemente un’esperienza intellettuale; è un invito a praticare un’osservazione profonda e distaccata di noi stessi e del mondo intorno a noi. Maharaj ci esorta a rivolgere l’attenzione verso l’interno, verso ciò che egli definisce “la sorgente di tutto”. Non si tratta di negare il mondo esterno, ma di riconoscere che esso è un riflesso temporaneo e mutevole di una realtà più profonda e immutabile.

“Quando capisci che nulla è reale eccetto il Sé, sei libero”

insegna Maharaj, spingendoci a riconsiderare ogni aspetto della nostra esistenza sotto questa nuova luce.

Chi sono io? Oltre l’identificazione de Sé

Ecco alcuni estratti di dialogo significativi da I Am That, che mostrano la profondità e la chiarezza degli insegnamenti di Nisargadatta Maharaj in merito alla conoscenza del Sé:

Allievo: “Come posso arrivare a conoscere il Sé? È qualcosa che posso cercare e trovare?”

Maharaj: “Il Sé non è qualcosa che puoi trovare cercandolo fuori di te. È già qui, sempre presente. Non si tratta di trovare, ma di smettere di identificarti con ciò che non sei. Tu sei già ciò che cerchi. Devi solo distogliere l’attenzione dalle cose esteriori e focalizzarti sulla tua essenza interiore. Quando lasci andare tutte le idee su chi pensi di essere, il Sé si rivela da solo.”

Allievo: “Perché, allora, mi sento così identificato con il corpo e la mente? È così difficile vedere oltre.”

Maharaj: “Sei identificato con il corpo e la mente perché hai coltivato l’abitudine di farlo. Sin dalla nascita ti è stato detto che sei il corpo, che i tuoi pensieri e le tue emozioni sono ciò che sei. Ma questa è solo una sovrapposizione, un’illusione. Non sei il corpo e non sei la mente. Sei la consapevolezza che osserva tutto questo. Finché ti identifichi con le forme, continuerai a essere ingannato dal movimento della vita. La mente crea il mondo e poi ti convince che sei una parte di esso, ma tu sei molto di più.”

Allievo: “Se non sono il corpo né la mente, chi sono?”

Maharaj: “Tu sei la pura consapevolezza, senza forma e senza confini. Sei quello spazio immenso e silenzioso dentro di te, che è consapevole di tutto ciò che accade. Quando distogli l’attenzione dal mondo esterno e ti immergi in questo spazio, scopri che non c’è un ‘io’ separato, solo consapevolezza pura. La tua vera natura è pace, beatitudine e silenzio. Ma finché continui a cercarti nei pensieri e nelle emozioni, non riuscirai a riconoscerlo.”

La metafora dei buchi neri

Nisargadatta Maharaj affronta argomenti di grande profondità filosofica e spirituale, inclusa la metafora dei “buchi neri”, che utilizza per spiegare la natura del Sé e della consapevolezza. Maharaj, durante i suoi discorsi, usa l’analogia del buco nero per spiegare come il Sé assoluto funzioni come una sorta di punto focale, un vuoto pieno di potenzialità. Di seguito è riportato uno dei dialoghi che parla di questo concetto:

Allievo: “Maharaj, lei ha parlato della consapevolezza come uno stato vuoto, quasi come se non esistesse nulla lì dentro. È come un buco nero, un vuoto completo? Come può un buco nero rappresentare la consapevolezza?”

Maharaj: “Tu chiami il Sé un buco nero perché non puoi vederlo, né puoi descriverlo. Ma ciò che per te sembra un buco nero, è in realtà una pienezza totale. Tutto emerge da lì e tutto ritorna lì. Il buco nero che tu vedi è l’infinito potenziale del Sé. Non ha forma, né qualità che la mente possa comprendere, ma è da lì che tutto ha origine. Così come l’universo si espande da un punto di energia infinita, così la tua consapevolezza emerge da ciò che tu chiami vuoto.”

Discepolo: “Ma perché è così difficile percepire questa consapevolezza?”

Maharaj:
“Perché tu la stai cercando nel luogo sbagliato. La stai cercando con i tuoi occhi, con i tuoi pensieri, con le tue emozioni. Ma il Sé non può essere percepito con i sensi o la mente. È il fondo silenzioso e immobile di tutto ciò che appare e scompare. Il buco nero non è vuoto, è pieno, ma ciò che lo riempie non può essere colto dalla mente. La mente lo vede come un vuoto, perché la mente è limitata.”

Questa analogia potente dimostra come Maharaj utilizzasse concetti moderni come i “buchi neri” per descrivere realtà spirituali e metafisiche profonde, andando oltre i limiti del pensiero convenzionale. Attraverso tali immagini, I Am That guida il lettore verso una comprensione più intuitiva della natura del Sé, che, come un buco nero, è il punto di origine di tutto ciò che esiste, pur rimanendo oltre la percezione ordinaria.

Un compagno di viaggio per il risveglio spirituale

In conclusione, I Am That è un’opera che continua a risuonare profondamente tra i cercatori spirituali di tutto il mondo, grazie alla sua capacità di condensare la saggezza millenaria dell’Advaita in insegnamenti comprensibili e applicabili nella vita moderna. Le parole di Nisargadatta Maharaj sono un invito costante a risvegliarsi dal sogno dell’identificazione personale e a riconoscere la nostra vera natura come pura consapevolezza. Questo libro non è solo una lettura, ma un compagno di viaggio che può guidarci verso una trasformazione interiore duratura.

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