Capoeira: Roots of the dance, fight and game di Nestor Capoeira

Un’opera ponte tra storia, corpo e cultura

Capoeira: Roots of the Dance-Fight-Game non è un semplice manuale sulla capoeira, né un trattato accademico. È un testo che vive tra i mondi: tra la narrazione orale dei maestri tradizionali e l’analisi critica delle origini storiche, tra il racconto vissuto e la pedagogia moderna. Nestor Capoeira ci conduce in un viaggio che attraversa secoli di oppressione, creatività e resistenza, mostrando come la capoeira non possa essere separata dal contesto culturale in cui è nata: la diaspora africana, la schiavitù in Brasile, le forme popolari di lotta e sopravvivenza.

Il libro agisce come una mappa per orientarsi nella complessità di questa arte afro-brasiliana, fatta di musica, gioco, combattimento e ritualità. Nestor riesce nel difficile compito di parlare al tempo stesso al corpo del praticante e alla mente dello studioso, offrendo un testo che si legge con passione ma si studia con rispetto.

Il corpo come archivio vivente

Uno degli assi portanti del libro è l’idea del corpo come strumento di trasmissione culturale. In un contesto in cui alle popolazioni africane deportate veniva negata ogni forma di espressione scritta, è stato il corpo a farsi pagina. La capoeira è nata proprio da questa necessità di comunicare e ricordare senza parole, di esprimere rabbia, astuzia e gioia attraverso il movimento.

Il corpo nella capoeira non è mai neutro: è segnato dalla storia, dalla geografia del trauma, dalla necessità di trasformare la violenza subita in un gioco. In questo senso, il movimento della capoeira – la sua ginga, i suoi colpi circolari, le sue cadute morbide – non sono solo tecniche, ma atti di esistenza e resistenza.

Il movimento: tra danza, inganno e consapevolezza

Nestor ci invita a riconsiderare la nozione di movimento. Non come semplice locomozione, ma come espressione consapevole dell’intenzione. Il giocatore di capoeira non si muove per colpire, ma per osservare, rispondere, dialogare. La danza è maschera, il colpo è ipotesi, la schivata è messaggio. La bellezza della capoeira sta nella sua ambiguità: non è mai chiaro dove finisce la danza e inizia il combattimento, dove inizia il gioco e finisce la strategia.

Il praticante sviluppa una “intelligenza del corpo” che si traduce in capacità di adattamento, anticipazione e ascolto. Questo tipo di apprendimento – incarnato e intuitivo – è l’opposto dell’addestramento meccanico. È un modo di stare nel mondo, in bilico tra il visibile e l’invisibile, tra la forza e la leggerezza.

Capoeira e cultura afro-brasiliana

Nestor Capoeira insiste sulla necessità di non separare mai la capoeira dalla sua matrice culturale afro-brasiliana. Farlo significherebbe tradire la sua essenza. Le sue radici affondano nei rituali bantu, nei ritmi del candomblé, nei canti di lavoro, nelle danze guerriere dell’Africa occidentale. La capoeira è un sincretismo vivente, un caleidoscopio di influenze che raccontano la storia di un popolo che ha trasformato l’oppressione in creatività.

La musica, in particolare, svolge un ruolo centrale. Il berimbau non è solo uno strumento musicale, ma un vero e proprio conduttore della roda, capace di stabilire l’umore, il ritmo e la qualità del gioco. I canti raccontano storie, tramandano proverbi, invocano antenati. Ogni elemento – dal toque alla ladainha – contribuisce a creare un ambiente rituale dove il tempo si sospende e la memoria collettiva prende forma.

Gioco, rituale e strategia

Una delle intuizioni più brillanti del libro è la definizione della capoeira come un gioco di strategia ritualizzata. Non è né puro sport né solo espressione culturale: è un dialogo complesso tra due corpi che si osservano, si ingannano, si rispettano. Il gioco non ha vincitori né vinti nel senso occidentale del termine. La vittoria consiste nel mantenere la connessione, nell’evitare lo scontro diretto, nel sorprendere l’altro con intelligenza e stile.

Questo approccio cambia radicalmente la nostra concezione di forza. La potenza del capoeirista non risiede nei muscoli, ma nella capacità di leggere il contesto, di adattarsi, di mantenere l’equilibrio emotivo anche sotto pressione. È una scuola di vita travestita da danza.

Conclusione: un libro da sentire, non solo da leggere

Capoeira: Roots of the Dance-Fight-Game è un testo che si impone non solo per il suo contenuto, ma per il suo tono. È al tempo stesso didattico e poetico, documentato ma profondamente umano. Nestor Capoeira ci guida con lucidità attraverso la storia e i principi della capoeira, ma lo fa senza mai perdere il legame con il cuore pulsante di questa pratica: il corpo, la comunità, il gioco.

Leggerlo significa aprirsi a un’altra visione del mondo. Una visione dove la lotta può diventare danza, dove la disciplina non è rigida ma viva, dove l’identità si costruisce attraverso il ritmo, la relazione e la presenza. In un’epoca dominata dalla velocità e dalla disconnessione, la capoeira ci offre un’alternativa radicale: la possibilità di stare nel tempo con consapevolezza, di abitare il corpo con dignità, di ricordare ballando.

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